Da ragazza con una passione a imprenditrice con un business
Non tutte le passioni possono diventare un lavoro, a meno che…
“Ricordo benissimo il periodo in cui iniziai a lavorare con Giulia, avevo appena ricevuto la proposta di pubblicazione per il mio primo libro e avevo iniziato a prendere consapevolezza del fatto che non volevo restare nel circuito editoriale, volevo portare la mia scrittura ‘oltre’, e volevo renderla il mio lavoro.
In quel periodo, tra l’altro, stavo anche studiando per un concorso pubblico, perché ‘certo, hai pubblicato un libro ma non farti venire strane idee, resta con i piedi per terra che sei anche una madre, studia per il posto fisso e accontentati’. Queste erano le vocine nella mia testa, ma anche le opinioni che assorbivo fuori”.
Eccole qua le vocine… le avete riconosciute? “Non farti venire strane idee”, “Accontentati”, “Ricordati che sei una madre”... Quante volte mi capita di lavorare con professioniste che hanno idee vincenti, un talento ben oltre la media, ma non si consentono di pensare in grande perché in fondo…
“Ma chi ti credi di essere per farlo?”. Ecco, quando ho conosciuto Valeria, le sue vocine stavano letteralmente tarpando le ali al suo talento, alla sua visione, e quindi al suo progetto di business.
Valeria però aveva capito da subito che la sua ambizione l’avrebbe portata ben oltre il posto fisso, ma per poter percorrere un sentiero non battuto, serviva partire con una strategia chiara, un business plan sostenibile e un metodo solido, e così si è messa subito al lavoro.
“Quell’estate mi ero ricordata di aver acquistato da poco il corso online di Giulia, Rethinking Instagram: dal Business Plan ai social! e mi sono finalmente decisa a iniziarlo. Mi si è aperto un mondo!
Ho iniziato a fare un preziosissimo lavoro preliminare: ho delineato i valori del mio brand e quella mission che si era evoluta così tante volte, definito il mio target e iniziato a riflettere sulla mia visione. Non è stato un lavoro preciso e definitivo, ma quelli sono stati i primi passi fondamentali, le basi per tutto il lavoro che è venuto dopo.
Il vero momento di illuminazione per me è arrivato durante la mia prima Personal Marketing Week, la settimana gratuita che Giulia organizza due volte all’anno per aiutare le professioniste a ritrovare il proprio Purpose. Lì ho capito qualcosa che ha cambiato la rotta che mi ero immaginata fino a quel momento… Non mi interessava scrivere solo per bambini, come avevo pensato di fare fino a quel momento, ma volevo scrivere per le mamme: una vera e propria rivoluzione.
Con questa epifania nella testa, ho deciso di salire a bordo di Personal Marketing - il suo mentoring intensivo - per andare in profondità”.
Nei miei percorsi di mentoring scelgo di seguire un numero ristretto di professioniste, per potermi dedicare a loro in modo sartoriale.
Ma, per aiutare più donne possibili a fare pace con il marketing, da ormai tre anni ho creato la Personal Marketing Week, un percorso gratuito durante il quale succedono cose molto potenti: migliaia di professioniste e piccole imprenditrici, sparse nei loro studi, ambulatori, atelier, si fermano e si dedicano a loro stesse, per capire come rendere i loro progetti allineati al loro valore.
Ricordo ancora i DM di Valeria a conclusione di quella Personal Marketing Week: era entusiasta, e a tratti sbalordita, di aver finalmente capito che il suo progetto editoriale non poteva rimanere confinato alla categoria “ragazzi” ma doveva andare ben oltre, per arrivare a chi aveva più bisogno di lei e dei suoi racconti.
Valeria è entrata dentro Personal Marketing con un forte purpose, ma per rendere il suo progetto un business dovevamo costruire una strategia solida, e per farlo siamo partite dal suo Mindset.
“Nella prima parte di Personal Marketing ricordo che ho alternato momenti di forte entusiasmo ad altri di profondo sconforto. Nonostante queste sensazioni, mi osservavo prendere consapevolezza di chi ero e di cosa volevo creare.
Ho lavorato tantissimo sul mio mindset e ho iniziato a sgretolare tutte quelle vocine che mi dicevano che stavo solo giocando, che non avevo gli strumenti per metter su una mia attività.
Era vero, gli strumenti non li avevo ancora, ma li stavo acquisendo. Andando avanti nel percorso con Giulia mi rendevo poi conto che ero in grado di soddisfare i bisogni del mio target e che potevo farlo in un modo davvero unico!”.
E per la prima volta ho dato dignità e valore al mio progetto e mi sono vista come una futura imprenditrice, non più come una ragazza con un hobby.
Questo shift di mindset è stato fondamentale per Valeria: darsi la possibilità di pensare al suo progetto come un’idea imprenditoriale che doveva generare un fatturato, e non come un hobby che faceva solo per diletto, fu il primo passo per iniziare a costruire in modo concreto intorno a lei un’attività sostenibile.
Mi capita spesso di affiancare piccole imprenditrici che non osano definire il loro lavoro un business; ma approcciare la propria attività come un hobby molto spesso finisce per portare le Solopreneur a lavorare incessantemente, senza guardare mai ai numeri e al business plan, e questa di solito è la corsia preferenziale per arrivare molto presto alla frustrazione, all’insoddisfazione, e in alcuni casi al burnout.
Quando costruiamo una strategia di marketing sostenibile, oltre al mindset e al personal brand, delineiamo in modo molto chiaro anche l’offerta di servizi o prodotti, che è lo strumento fondamentale per rendere la propria attività sostenibile. Proprio durante la masterclass di Personal Marketing sull’offerta, Valeria è andata in crisi.
“In quel periodo mi facevo abbattere dal confronto con altre professioniste di altre nicchie e in altri momenti evolutivi.
Osservavo i loro traguardi e li vedevo inarrivabili, non tanto perché pensavo di essere meno capace, ma per la natura stessa della mia attività. Mi dicevo che con i miei ‘raccontini’ non potevo di certo sostenere un business, non potevo mica fatturare come loro (ma neanche come io avrei voluto).
Mi dicevo spesso che stavo buttando tempo e soldi perché ero destinata a fallire. Non avevo ancora capito che la scrittura non era il fine, ma uno strumento malleabile che avrei potuto ‘manipolare’ per costruirmi un business che assomigliasse a me. Tuttavia i tempi non erano ancora maturi e io ero ancora rigida nelle mie convinzioni.
Nonostante tutto, però, ho sempre cercato di mantenere un atteggiamento costruttivo: Personal Marketing mi ha insegnato a costruire la mia attività un pezzetto alla volta, e così mi sono detta che in quel momento avevo i miei racconti da cui iniziare.
Mi sono fidata del processo che avevo avviato, ho iniziato a pubblicare i miei racconti, e da allora è iniziata una continua evoluzione che ha arricchito la mia offerta e che ancora oggi non si è fermata”.
Costruire un business da zero significa anche avere la consapevolezza che ci sono dei tempi necessari per farlo decollare. Raramente le cose accadono dall’oggi al domani.
Anzi, molto spesso è più importante avere bene a mente quali sono i passi da compiere uno dopo l’altro, invece che sperare che arrivi tutto e subito.
Quando lavoriamo sull’offerta dentro Personal Marketing, lo facciamo delineando proprio un iter per ciascun servizio o prodotto: cioè i tempi giusti con cui ogni professionista può lanciarlo sul mercato.
Valeria sarebbe partita coi racconti per farsi conoscere, costruire il suo personal brand; poi, quando i tempi sarebbero stati maturi, avrebbe potuto arricchire la sua offerta con altri servizi. E così è stato.
“Subito dopo Personal Marketing c'è stato per me il momento della semina. Ho costruito la prima veste di ‘Storia Libera Tutti’, le ho dato un nome, un volto e una voce che ha iniziato a diventare sempre più riconoscibile.
Se devo darmi un merito in questa fase è l’aver lavorato sempre con serietà e dedizione, nonostante il poco fatturato. Ecco, se la mia motivazione oscillava in base ai guadagni, la mia serietà no, quella mai. Ed è stato anche questo ad aprirmi la strada a collaborazioni con sempre più professioniste, che hanno iniziato a contattarmi e chiedermi di collaborare perché percepivano il valore del mio lavoro e del mio metodo.
Così un anno dopo è arrivato il momento del raccolto e, grazie al lavoro fatto insieme a Giulia, sono riuscita a lanciare nuovi servizi e raggiungere tanti risultati impensabili per la me di qualche tempo fa:
La creazione di un workshop di scrittura online, che fa sold out a ogni edizione e che riesco a migliorare costantemente sulla base di ogni feedback.
Laboratori online e in presenza, che mi portano a viaggiare in giro per l’Italia (era un mio grande obiettivo nella visione lavorativa di quest’anno), ma anche a comparire su importanti riviste, come la partecipazione alla rubrica ‘Namasté’ di Donna Moderna.
Servizi di editing e editoriali per realtà digitali importanti, che mi hanno dato fiducia e con cui sto crescendo insieme.
Un libro autopubblicato, che è anche un funnel efficace, perché spesso è da lì che le persone partono prima di arrivare ai miei laboratori. Amo quel libro, perché ne ho curato ogni parte affidandomi solo a professioniste che stimo, senza scendere a compromessi.
Un podcast che è un vero prodotto editoriale e sta raggiungendo numeri di ascolto inaspettati. Per la prima volta ho creato una storia che possa servire e nutrire il mio business: per me questo è stato davvero il segnale che lato creativo e lato imprenditoriale non solo possono coesistere, ma quando lavorano insieme fanno scintille.
Il mio fatturato nel 2023 è triplicato rispetto all’anno precedente, e mai, dico mai, me lo sarei immaginata!
In questi due anni Valeria ha ottenuto dei risultati incredibili, ma anche un fatturato che nella mia esperienza ho visto raggiungere a professioniste dopo dieci anni.
E non lo ha fatto correndo, o bruciando le tappe… al contrario! Lo ha fatto avendo una strategia ben chiara in mano, ma dandosi il tempo di svilupparla e di costruirla passo dopo passo, mattoncino dopo mattoncino, non mollando tutto nei momenti di difficoltà, ma facendosi guidare dalla sua visione.
Valeria è stata molto brava a dare al suo progetto dignità e valore, anche quando era ancora un’idea embrionale, a trattarlo come un brand dal quale poteva nascere un business, togliendosi il cappello da “ragazza con un hobby” e indossando quello da “imprenditrice”.
Vederla evolvere, costruire, osare, e raggiungere dei risultati così grandi è stato per me l’esempio di come non tutte le passioni possono diventare un lavoro… ma con un piano, una strategia, e un metodo solido è possibile.
Vi consiglio di entrare nel suo mondo fatto di creatività, vulnerabilità e scrittura, dando un’occhiata qui