Dal sentirsi "una tra tante" al diventare un punto di riferimento nella sua nicchia
E se ciò che più si teme fosse la chiave di un nuovo modo di fare business?
“In quel periodo lavoravo in un Centro Medico come psicoteraputa, ma dopo due anni che mi trovavo lì, mi sentivo molto frustrata, rischiavo spesso il burnout per l’impegno mentale, emotivo e il tempo che mi richiedeva, e per la retribuzione non proporzionale a quell’impegno.
Non avevo le energie e la sicurezza per provare a lavorare solo nel mio studio privato, non avevo il coraggio di autogestirmi, eppure mi rendevo conto di essere insoddisfatta e di voler vivere una vita diversa.
Avevo aperto da qualche anno il blog Travel Psych come valvola di sfogo e per il desiderio di vedere e scoprire il mondo.
Sapevo che la mia professione da psicologa mi dava una chiave di lettura diversa sul mondo e sul viaggio, sapevo di voler usare le mie parole e le mie fotografie per raccontare il mondo, e, all’inizio, sembrava funzionare perché vinsi un concorso di Blogger di viaggio e dei concorsi fotografici.
Non riuscivo, però, a dedicargli il tempo che avrei voluto e, troppo spesso, avevo paura di scrivere il mio punto di vista o non sapevo da che parte iniziare per farlo.
Finchè non mi sono decisa di chiedere aiuto a Giulia per capire dove e come stavo “navigando””.
Ricordo molto bene la prima mail che Chiara mi scrisse, era la prima volta che sentivo parlare di “psicologa di viaggio” ed io da ex travel blogger rimasi letteralmente estasiata. Iniziai subito a dare una sbirciatina al suo profilo e notai che non era un profilo lasciato al caso, anzi.
Chiara aveva già una bella community e un purpose chiaro, ma leggendo i suoi contenuti la sensazione era quella di non poter davvero capire che professionista fosse e cosa facesse, c’era una barriera tra lei e le sue persone.
Quando mi scrisse mi raccontò proprio di questo blocco che sentiva, faticava a esporsi online perché si sentiva “una tra tante”, incapace di emergere in una nicchia che pullulava di professioniste e con il grande timore di dire banalità. Era proprio quella paura che le stava impedendo di raggiungere ciò che lei desiderava.
“Già l’anno passato avevo intercettato il percorso di Giulia ma lo sentivo fuori portata come investimento economico e di impegno.
Mi sono messa a fare corsi online random e più economici per “lavorare con Instagram”, per imparare ad usare meglio quel canale di comunicazione e creare un brand, ma la spinta e la motivazione iniziale si esaurivano velocemente, facendomi sentire più frustrata e insicura.
Mi sono accorta di lavorare sempre in superficie, c’era sempre qualcosa che mancava e che non mi permetteva di sbloccarmi, così, rileggendo per la millesima volta il programma del suo corso, mi sono decisa a mettermi in lista d’attesa.
Speravo di ottenere più chiarezza e capire cosa stessi sbagliando perché volevo dare una chance a Travel Psych, il mio brand, e da sola non ci riuscivo.”
Chiara era la tipica professionista che conosceva bene la teoria, ma quando arrivava il momento di metterla in pratica si bloccava. Capita spesso a molte Solopreneur, che continuano a formarsi nella speranza di sentirsi finalmente pronte a sfruttare l’online, ma poi pronte non si sentono mai.
Uno dei motivi per cui ho costruito Personal Marketing come un mentoring di gruppo a numero chiuso è stato proprio questo: per assicurarmi di accompagnare ciascuna professionista a passare dalla teoria alla pratica sotto la mia supervisione, in modo che non si sentano sole nel momento più delicato, quello in cui dopo aver appreso un metodo arriva il momento di lanciarsi e di sperimentarlo.
Questo é un momento cruciale nel proprio percorso professionale e sapere di non essere da sole a farlo fa davvero la differenza!
“La cosa che più mi ha colpito di Personal Marketing è che non abbiamo parlato subito del progetto, ma di me, della persona che c’è dietro al progetto.
Il modulo di Mindset era proprio ciò di cui avevo bisogno, mi ha fatto capire che dovevo cambiare punto di vista e integrare dei pezzetti di me che facevo fatica ad accettare.
Importante è stato il lavoro sul perfezionismo, mio grande ostacolo, mi hai permesso di riconoscere quanto fossi insicura nel dare ed esporre la mia opinione al mondo, quanto il cercare di “non essere banale” non mi permettesse di avere una buona comunicazione.
Il lavoro sulla linea della vita, però, è stato il più significativo per me.
È il lavoro che mi ha messo a nudo, non solo mi ha reso evidente cosa mi desse forza e cosa avesse valore per me (viaggiare e conoscere per arricchire la vita), ma mi ha anche mostrato chiaramente cosa non riuscivo a vedere e accettare: dopo un lutto familiare ero bloccata e non riuscivo più a viaggiare con serenità.
È così che Travel Psych ha preso un’altra direzione, più consapevole.
Mi sono resa conto che non mi interessava più descrivere i miei viaggi, ma spiegare perché era così importante per me viaggiare, raccontare quel mio blocco e aiutare, con la mia professione, altre persone che si sentivano bloccate nel conoscere il mondo.
Ho trasformato il dolore che provavo in una “mission”: non mi rivolgevo più alle persone a cui piaceva viaggiare, ma a chi desiderava farlo ma ne aveva timore”.
Subito dopo il mio Jump, dopo aver lavorato con decine di imprenditrici sia internazionali che italiane, mi sono accorta che il blocco più grande per queste ultime era proprio nel mindset.
Se non fossi partita da lì, dallo scardinare i blocchi, i timori, e le paure che tarpano le ali alle professioniste italiane non avrei mai potuto aiutarle davvero a prendere consapevolezza del loro valore e a raccontarlo ad alta voce.
Per questo quando ho costruito Personal Marketing ho deciso che il mindset doveva essere il primo pilastro, il crocevia da cui partire per intraprendere un percorso di marketing personale fatto con purpose.
E fu proprio in questa prima parte del nostro Mentoring che vidi Chiara prima prendere coscienza dei blocchi che la stavano trattenendo e poi prendere per la prima volta consapevolezza del suo valore, dell’unicitá della sua identità professionale e di come questa potesse concretamente fare la differenza per le sue persone.
Da quel momento tutto all’interno del suo percorso è cambiato..
“Grazie a Personal Marketing, mi sono portata a casa “la mappa” da seguire per navigare in quel oceano e il valore del mio lavoro. Innanzitutto, credo di essere riuscita a posizionarmi.
Prima di conoscere Giulia, non avevo idea di cosa significasse, ma ora che guardo indietro mi è molto chiaro: ormai figuro come la persona esperta in problematiche legate al viaggio.
Ho drasticamente cambiato il target, i contenuti sui social, i servizi che volevo offrire.
Ho riordinato il blog, ho iniziato a focalizzarmi sui problemi in viaggio e sul valore del viaggio nella propria vita.
Da quando ho modificato il mio approccio mentale al mio progetto (e quindi anche alla comunicazione) sono riuscita ad attrarre le mie persone.
Questo è stato un grande risultato per me, ora sto parlando davvero a qualcuno, sto ascoltando i loro bisogni, che erano i miei, e rispondo.”
Chiara aveva compreso che il suo focus sul viaggio era un grandissimo punto di differenziazione per poter arrivare alle persone che avevano bisogno di lei.
Se fino a quel momento, infatti, Chiara aveva lavorato con diversi tipi di pazienti, appena concluso Personal Marketing, e iniziato ad applicare le tecniche di storytelling apprese durante il Mentoring, ha scelto di comunicare per raggiungere le persone che amano viaggiare ma che si sentono bloccate nel farlo.
Nel modulo del PERSONAL BRAND Chiara ha messo nero su bianco l’unicitá della sua professionalitá e in quello sull’OFFERTA ha iniziato a fare spazio, chiarendo prima di tutto a se stessa come voleva lavorare, con che tipologia di pazienti e, soprattutto, in che modo.
Molte professioniste tendono a pensare che la propria offerta alla clientela sia qualcosa di predeterminato dalla propria nicchia, qualcosa a cui bisogna adeguarsi perché “se tutti i colleghi offrono solo quei due servizi ci sará un motivo”.
In realtá l’offerta é uno degli strumenti più potenti che ogni professionista ha per lavorare in un modo che sente affine, che valorizzi i propri talenti e che risponda in maniera sartoriale ai bisogni del proprio target.
“Quest’ultimo anno è stata “la prova” in cui mi sono messa in gioco e ho puntato tutto sulla mia “psicologia del viaggio”, termine e disciplina inventata da me (hanno iniziato persino a scrivermi studenti universitari per fare il tirocinio, mi spiace non poterli accettare!).
Ho lasciato il mio lavoro nel Centro Medico per lanciarmi nella libera professione e dedicarmi solo a Travel Psych: ora ho tre studi privati a Milano e allineato il prezzo al valore che percepisco di me e di quello che offro.
Ho collaborato con aziende legate al turismo in modo diverso da come mi aspettavo: mi cercano per approfondire temi o per dare validità ai loro dati.
Ad esempio, ho lavorato con Lonely Planet che, quando mi hanno scritto, stavo per cadere dalla sedia, con Skyscanner (per spiegare l’importanza della loro Survey annuale) e Accor (per aggiungere valore ad una loro offerta vacanza).
Tra poco, inoltre, sarò l’ospite principale per un’intera puntata di un nuovo programma radiofonico estivo sul viaggio. Tra le ultime più significative ci sono state Radio 105. A questo si aggiungono inviti (sono andata a vedere la prima del film di Margherita Buy “Volare” sulla paura dell’aereo) e interviste su riviste online, giornali e radio, che sono gratuite ma che, in qualche modo, contribuiscono a rinforzare la mia presenza.
E questo nonostante i miei numeri su IG siano bassi: le persone mi cercano perché parlo di problemi in viaggio, perché si sentono comprese, e perché sono una “viaggiatrice”.
Di fronte a questi risultati, ho sentito la necessità di tutelare questo lavoro e ho reso “Travel Psych” un marchio registrato.”
Quando Chiara mi ha scritto una mail per raccontarmi di queste collaborazioni sono caduta dalla sedia anch’io ;) e non perché non credessi nel suo potenziale, ma perché riuscire a collaborare con nomi cosí importanti in ambito Travel non è semplice, tutt’altro! Ed esserci riuscita nell’arco di 18 mesi è ancora più sorprendente!
Chiara è riuscita a diventare un punto di riferimento importante nella sua nicchia nonostante non abbia grandi numeri online. Questo dimostra, ancora una volta, che anche le collaborazioni con le aziende “dei sogni” possono arrivare anche in forma diversa da quella che ci aspettiamo se sappiamo raccontare il nostro valore.
“Parlando di numeri, invece, il fatturato è aumentato rispetto a prima, quasi raddoppiato direi, pur diminuendo le ore di impegno in studio.
Non finisco più la sera tardi, gli appuntamenti sono distribuiti rispettando le mie energie e il mio tempo di decompressione che mi serve tra un incontro e l’altro (prima lavoravo sempre quattro giorni ma le giornate erano fitte di appuntamenti, avevo solo 5 minuti di tempo tra uno e l’altro, spesso ricevevo 8 pazienti al giorno e finivo alle 22.00 di lavorare).
Oggi lavoro quattro giorni alla settimana, custodisco il tempo da dedicare a me, alla mia famiglia e ai miei progetti.
Rispetto al mio lavoro, una cosa importantissima che ho imparato, grazie a Personal Marketing, è l’approccio mentale da dipendente a libero professionista e piccola imprenditrice: ho imparato ad osservare il flusso annuale, a intercettare i bisogni delle mie persone e a individuare i periodi più impegnativi di lavoro, regalandomi i necessari momenti di pausa.
Ho lo studio quasi sempre pieno, mi scrivono persone ogni mese che hanno bisogno di aiuto da ogni parte del mondo, tanto da mettermi nella condizione di pensare a servizi nuovi (che sono in arrivo).
Questo è solo l’inizio. Giulia mi hai insegnato a navigare come solopreneur e non smetterò mai di ringraziarla per questo.”
Raddoppiare il proprio fatturato, riducendo le ore di lavoro e preservando il tempo per se é uno degli obiettivi più comuni tra le libere professioniste, e sapere che Chiara sia riuscita nel giro di un anno e mezzo a costruirsi un business che le somiglia e che le permette di lavorare quanto e come desidera è forse il più grande risultato del nostro lavoro insieme.
Lo shift mentale da libera professionista ad imprenditrice ha fatto la differenza nel darsi il giusto valore e nell’inseguire la sua visione in modo concreto ed io sono molto orgogliosa della sua trasformazione.
Vi consiglio di dare un’occhiata al suo progetto QUI.